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Il teatro è un attimo di sospensione volontaria del senso di respiro quotidiano.
In quell’attimo, attore, spettatore, paziente, utente, regista, chiunque sia presenza attiva, ha la possibilità di scorgere la soglia di un evento trasformativo.
La ricerca di questa soglia è il fondamento desiderante che ha fatto nascere il Teatro degli Affetti, orientando ogni pensiero, ricerca, azione.
Inizialmente in manicomio, nel 1985, prima ancora nella scuola, è sempre stata forte la sensazione che il teatro dovesse prevedere una totale revisione della figura del regista e l’assunzione di un principio artistico che fondesse poetica ed etica del processo, come presupposto primario rispetto all’estetica del prodotto-spettacolo. Ma soprattutto, è sempre stato evidente come il teatro, uscendo dai propri confini, dirigendosi verso la scuola, il sociale, il non-attore professionale, dovesse dotarsi di ben altri strumenti che l’applicazione edulcorata del training teatrale e delle classiche forme del procedere registico.
Seguirono anni di ricerche ed esperienze volte a scandagliare le potenzialità dell’arte teatrale-fuori-dal-teatro, a inventare percorsi espressivi nuovi, veicoli e spazi per giocare con il testo, la regia, l’attore, lo spettacolo e lo spettatore, a concepire un modello capace di rispettare l’uomo e il suo processo creativo.
L’assioma fondamentale: il teatro per l’uomo non attore deve coniugare i presupposti della psicologia dei gruppi con i paradigmi della pedagogia d’azione riformulando tutti i fondamenti dell’arte teatrale, senza però abiurarne alcuno.
Lo sforzo è stato, ed è tuttora, immane: rigore nell’ azione progettuale come ricerca, coerenza interna tra processo e prodotto, attivazione del gruppo in chiave collettiva, trasformazione del regista in conduttore, centralità dell’uomo-non-attore, essenza della relazione attore-spettatore, vitalità drammaturgica assegnata alle dimensioni emotive-affettive del soggetto, sperimentazione attiva in ogni contesto possibile e validazione delle ipotesi di lavoro...lo sforzo è continuo.
Grazie a queste ricerche il Teatro degli Affetti è ormai un vero e proprio costrutto teorico-metodologico e tecnico all’interno del quale prendono origine e si sviluppano innumerevoli possibilità applicative del teatro in campo educativo, sociale, terapeutico, formativo, espressivo e artistico. 

 

Anagogia

Ovvero
La festa della partenza,
dai miei passi,
i miei pensieri.
E speranze e domande
da mille distanze
a tracciare
- sei tu che segni?-
idee
                        G.N.