Può
un Metodo Teatrale
oltrepassare il confine dell’arte
entrare nel vivere comune
giocare col pensiero del mondo
prosare con l’altro da sé?
Già accade
se il proprio attore è libero
se lo spettacolo è lontano
se il regista non è più tale
G.N.
Nessuna necessità, solo il tempo e le occasioni hanno permesso al Teatro degli Affetti di confrontarsi con realtà distinte da quelle teatrali. Incontri con artisti provenienti da arti diverse, confronti con operatori interessati non all’arte ma al metodo. Così è successo che molte idee siano nate per la necessità di dare risposte e creare progetti.
Il Metodo TdA, negli anni, ha vissuto la messa alla prova dei suoi presupposti anche in contesti non teatrali e ha avuto la fortuna di incontrare persone interessate a sperimentare oltre il suo limite. All’inizio attraversato dalla musica, poi dalla danza, quindi dal cinema. E così, in una serie di declinazioni continue, a sviluppare un pensiero e, forse in futuro, un possibile metodo autonomo per altre arti.
E poi, nel tempo, un lavorio che non rientra in nessuna forma d’arte, ma attraversa la pedagogia dell’azione, il fare scuola, il lavorare per la cura di un paziente.
Nasce e si sviluppa così una sorta di area di ricerca-intervento extra teatrale che tratta di tutto quanto il TdA riesce e, si spera, riuscirà, a costruire al di fuori dello spazio dell’arte teatrale.
Di fatto, solo questo, l’unica vera conferma che il teatro vive.
Senza titolo, opera di Sergio Nava, 2010