Fare teatro è parte di un evento eccezionale, esperienza esclusiva, festiva, sottratta al rito feriale dell’alternarsi del giorno di lavoro e del riposo della notte. Così da sempre, il teatro è forma speciale dell’esistere, non soggetta ai cicli del finito se non per ciò che ne segna l’inizio e la traccia.
Il logo del Teatro degli Affetti cerca di esprimere il valore dell’essere laboratorio nella sua forma assoluta, nella sua non assenza di azione e pensiero, alla ricerca dei limiti del confine fisico, dentro un tempo scandito dal procedere in movimento collettivo – algoritmo di parti distinte -, a costruire l’alchimia del fondere, in un corpo solo, un oggetto dalla forma mai innanzi determinata.
A segnare lo scorrere continuo,
tre cerchi vuoti, tre giorni
tre cerchi pieni, tre notti.
Il laboratorio è il tempo.
A estirpare lo spazio naturale,
l’altezza legata alla base
dentro il netto limite ortogonale.
La compressione è il corpo.
A formare un moto totale,
tratti continui di breve fermezza
tra un mondo proprio e l’altrui progetto.
L’azione è la creazione.
A dirigere l’impulso dello sguardo,
il punto estraneo allo spazio noto
di un gruppo fonte, spinta, meta, oggetto.
Il processo è il collettivo